Edizione N°: 13
Anno: 2008
Il Tempio della Salvezza
Descrizione:
Il Tempio della salvezza
Domenica 4 Gennaio 2009 si è tenuta l'edizione numero XIII del presepe vivente di Giulianova nel centro storico della città. Essa si è aperta con il corteo dei figuranti, che hanno sfilato sotto una intensa nevicata artificiale, in abiti d’epoca su tutto il selciato di Piazza del Popolo. Questa edizione dal titolo:”Il tempio della salvezza”, è stata rappresentata attraverso la realizzazione di 18 scene con l'intento di raccontare i momenti salienti della storia della salvezza. L’ingresso è stato riproposto dal Torrione di Porta Napoli su Piazza del Popolo ed in un clima di particolare atmosfera sotto la luce delle fiaccole, nelle viuzze antiche della città alta la gente ha potuto ammirare le varie ambientazioni fino ad arrivare su Piazza La Marmora dove all’interno di un caratteristico fondaco è stata collocata la scena della Natività: “Il Verbo si fece carne”.
Elenco scene
1) In principio era il Verbo (scena narrata)
2) Scena annuncio
3) L'arca di Noè (scena narrata)
4) Il viaggio di Abramo (scena narrata)
5) Scena annuncio
6) L'abbondanza di Isacco (scena narrata)
7) Il sogno di Giuseppe (scena narrata)
8) Scena annuncio
9) Mosè e i dieci comandamenti (scena narrata)
10) La tenda dell'Alleanza (scena narrata)
11) Scena annuncio
12) Giosuè sulle rive del Giordano (scena narrata)
13) Alla corte del re Davide (scena narrata)
14) Scena annuncio
15) Salomone e il tempio di Gerusalemme (scena narrata)
16) La distruzione del tempio (scena narrata)
17) Scena annuncio
18) Il Verbo si fece carne (scena narrata)
Il presepe vivente nella sua edizione 2008 è nato con l’intento di raccontare la storia della salvezza, partendo dalla prima parte del prologo di Giovanni, sviluppandosi attraverso le alleanze stabilite da Dio con gli uomini riportate nell’Antico Testamento e concludendosi con la seconda parte del prologo di Giovanni.
“La Parola divenne carne e si attendò tra di noi” (Gv 1,14). Nel testo greco del Vangelo di Giovanni troviamo il termine “eskénosen” (piantò la tenda) che richiama l’ebraico “shekinà” usato per indicare la dimora di Dio con il suo popolo, ora resa presente dall’Emmanuele. La tenda, fatta di tessuti realizzati con peli di capre, diversa dalla casa costruita con mattoni, è il riparo del nomade e si distingue dalla capanna che, invece, porta con sé l’idea di provvisorietà. L’immagine della tenda, ha un filo conduttore che si radica nell’Antico Testamento. Prima della costruzione del tempio di Salomone, la tenda è la dimora di Dio, il luogo in cui viene custodita l’arca dell’alleanza che contiene le tavole della legge. In questo senso è sinonimo di Tabernacolo (luogo della manifestazione della gloria di Dio, resa visibile dalla nube) che in ebraico conosce due sfumature utili per comprendere lo spessore spirituale del termine: “miskan”, dimora e “ehel mo’ed”, tenda dell’incontro, luogo in cui Dio abita in mezzo al suo popolo e si manifesta, si rivela. Si può confrontare a questo proposito il brano di Esodo 33,7-11, in particolare:”Mosè ad ogni tappa prendeva la tenda e la piantava fuori dall’accampamento … Chiunque cercava il Signore usciva verso la tenda del convegno … (nella tenda) il Signore parlava con Mosè faccia a faccia …”. La testimonianza biblica è rafforzata dall’esistenza, tra i nomadi del deserto siriano fino a tempi abbastanza recenti, di tende-santuario portatili. “Egli mi custodirà nel suo tabernacolo … offrirò nella sua tenda sacrifici di esultanza” (Sal 27,5-6: cf anche Sal 61,5 e altri). L’edificazione del tempio sostituisce la tenda-santuario. L’umanità di Gesù è la nuova tenda e il nuovo tempio (cf Gv 2,21) in cui Dio si rivela senza più mediazioni e senza veli.
La tenda dell’Esodo che ha accompagnato Israele nel deserto e il tempio desiderato da Davide, sono adesso sostituiti dal corpo di Gesù di Nazaret, l’”Emmanuele”, il “Dio con noi”. “La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Colui che nasce povero e fragile è la Parola di Dio per eccellenza. Per mostrare la dignità di questo Bambino, Giovanni risale solennemente all’inizio d’ogni cosa:”In principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio … tutto è stato fatto per mezzo di essa” (Gv 1,1).
Il Bambino nato a Betlemme è la Parola , il Figlio di Dio, rivelazione perfetta del Padre. Lui è il gran paradosso del mistero del Natale: la Parola di Dio si manifesta oggi in un Bambino che non sa parlare. Tuttavia, Gesù di Nazaret, nella sua umanità, ci rivela Dio infinitamente di più che qualsiasi visione soprannaturale o discorso umano anche se molto profondo. Dio si fa uomo e il Natale impone a tutti un’esigenza: diventare anche noi più umani ogni giorno, più rispettosi della dignità dell’uomo, perché soltanto così assomiglieremo ogni volta di più al Dio vivente che ha voluto condividere la nostra condizione.